Petizione in supporto della famiglia Masciari - Libertà, lavoro e sicurezza per il Testimone di giustizia Pino Masciari e la sua famiglia.


Pino Masciari è un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestare e condannare decine di appartenenti alla `ndrangheta.

La sua storia, a riflettori spenti, va avanti da ben 11 anni: da quando, nel 1997, fu sottoposto a un Programma Speciale di Protezione, insieme a sua moglie Marisa e ai suoi due bambini.

Rientrare in “un Programma Speciale di Protezione” e diventare “testimone di giustizia” significa lasciare la propria terra per trasferirsi in una località protetta, incognita e isolata; significa essere privati del diritto di lavorare e ricevere dunque un sussidio statale; significa stare sotto scorta e sforzarsi di vivere il più possibile nell’ombra.

La legge prevede che, dopo un certo periodo di tempo, il testimone di giustizia e la sua famiglia possano rientrare nella società come cittadini “normali”, non costretti cioè a nascondersi; la stessa legge mette a disposizione gli strumenti per ricreare le condizioni di vita originarie, precedenti alla denuncia.

Dopo 11 lunghi anni di attesa e di fiducia nelle Istituzioni oggi bisogna ammettere che non ci sono le condizioni perché la sua famiglia continui a restare ancora in Italia considerando la situazione di abbandono e l'assenza dei settori preposti alla protezione, che sarebbe dovuta avvenire in modo vigile e costante nella località (per così dire) protetta.

Le Istituzioni, la politica, Confindustria, raccolgono collezioni di buone intenzioni cui non seguono fatti concreti. La Famiglia Masciari non ha bisogno di pacche sulle spalle, ma di sicurezza, impiego e futuro.
In data 31 marzo, l'imprenditore calabrese lascia la località protetta senza scorta per recarsi in Calabria come forma estrema di protesta in attesa della risposta delle istituzioni e contemporaneamente chiede per la famiglia asilo politico o adozione ad altro Stato.

Non è più tempo del dire, delle belle parole, dei proclami a cui non seguono i fatti.

La protesta estrema di Pino Masciari è un atto estremo per rompere quel "silenzio dei fatti". Non è una battaglia personale, è una questione di civiltà e giustizia.

Sono positivi i primi segnali della società attiva e responsabile, fatta di associazioni e gruppi civili, come è positiva la vicinanza ed il sostegno che hanno mostrato Beppe Lumia, Angela Napoli e Francesco Forgione, della Commissione Antimafia. Ma non basta. Serve una soluzione immediata. Serve un segnale chiaro e inequivocabile! Basta alle ipocrisie di Stato!

Esiste la possibilità che i Masciari tornino liberi di lavorare e di vivere nella sicurezza più totale, esiste un progetto al vaglio della Commissione Centrale che necessita di essere approvato e firmato.
Ma questa approvazione tarda ad arrivare e continua ad essere rimandata.

Se si permette che chi ha scelto di stare dalla parte della Giustizia maturi solo disagi diventando esempio tangibile del fallimento di una rapida risposta dello Stato, ciò non rappresenta una sconfitta solo per Pino Masciari, ma una sconfitta per l'Italia intera, una vittoria per la `ndrangheta, che ha continuato e continua a fare imprenditoria moltiplicando i suoi guadagni, tanto è vero che in Calabria ha un bilancio di 35 miliardi di euro sporchi, mentre a Pino non viene restituito il diritto di ritornare a fare l'imprenditore.
Addirittura il Ministero dell'Interno con delibera del 28 luglio 2004, così afferma: "non consente di autorizzare il rientro del testimone di giustizia Masciari Giuseppe e del suo nucleo familiare nella località di origine ritenuto che sussistono gravi ed attuali profili di rischio".

LA PETIZIONE

Chiedo formalmente al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al Ministro dell'Interno Giuliano Amato e al Viceministro dell'Interno Marco Minniti con delega alla Commissione Centrale ex art. 10 L. 82/91 di risolvere tempestivamente prima della consultazione elettorale l'annosa vicenda di Pino Masciari, garantendo il diritto al lavoro e la sicurezza presente e futura per lui e la sua famiglia.

Firma la petizione

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